Discarica Albano Laziale: ennesimo ripensamento sul capping
Quella della discarica di Albano Laziale, sita nella frazione di Cecchina, al confine con Roma- Santa Palomba e Ardea, sembra destinata a essere una storia infinita, come conferma il fatto che, a distanza di poco tempo dall’annuncio del capping, i delegati del Prefetto sembrano averci ripensato.
Quali potrebbero essere i motivi di tale ripensamento che vanno ad incidere sulla qualità della vita dei cittadini? Potrebbero essere emersi errori nell’ultima richiesta fatta a gennaio 2025 quando Ecoambiente ha chiesto una modifica nella copertura del VII invaso. Per comprendere meglio la situazione, facciamo un excursus su quanto accaduto negli ultimi anni.
Discarica Albano laziale, dove eravamo rimasti
Era il 2016 quando la discarica venne chiusa per un incendio, le cui cause sono ancora oggi sconosciute. Successivamente, nel 2021, con l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi fu riaperta. Solo un anno dopo, nel luglio 2022, il prefetto di Latina intervenne con una sentenza che gettò cattiva luce su Ecoambiente, emettendo una nuova interdittiva antimafia nei confronti della società, bloccando ogni legame con la pubblica amministrazione.
Da allora, due Commissari nominati dal Prefetto, guidano la società sotto interdittiva antimafia. Nel marzo 2023, inizia una nuova fase: il blocco dell’autorizzazione ambientale per la discarica. Sono stati interrotti i conferimenti di rifiuti nel VII invaso anche se la volumetria residua rimase invariata. Tuttavia, l’autorizzazione del 2023, non è stata revocata totalmente: è rimasta valida, infatti, per la “messa in sicurezza”, la copertura finale e la gestione post-operativa della discarica.
Nel corso dello stesso anno, la Regione Lazio ha deciso di revocare in modo parziale l’autorizzazione. Nonostante ciò, tale scelta ha permesso di portare a termine la copertura finale del VII invaso, con l’obbligo per la società di occuparsi delle attività di post chiusura. La Regione Lazio ha giustificato la sua decisione in nome della tutela dell’ambiente e della salute, eppure, questa spiegazione non ha convinto l’opinione pubblica stanca, ormai, di continui cambiamenti.
Infatti, proprio alla fine del 2024, la Regione Lazio, con la Giunta Rocca, ha revocato parzialmente i titoli precedenti concessi dalla giunta Zingaretti motivando la scelta con un ‘‘Contagio da interdittiva antimafia“. Si legge nelle carte ufficiali.
Ultimi aggiornamenti
A gennaio 2025, Ecoambiente è tornata in campo presentando una nuova richiesta: modificare la copertura del VII invaso, completata appena un anno prima. Al posto dello strato di argilla, la società ha proposto l’utilizzo di un materiale più maneggevole, il telo bentonitico. Lo scopo dichiarato era facilitare le lavorazioni in pendenza e migliorare la stabilità. Ma cosa si nasconde dietro questa richiesta? È davvero l’argilla il problema? Intanto, Arpa Lazio, con la documentazione tecnica in mano dà il suo via libera: la sostituzione dello strato d’argilla è ammissibile solo se le pendenze resteranno sotto i 31° e se sarà garantita la permeabilità del nuovo materiale.
Che ruolo ha il comune di Albano? La testimonianza di Marco Alteri, consigliere comunale
Visti i continui cambiamenti e una chiusura definitiva che appare sempre più lontana per quanto riguarda il capping della discarica di Albano, abbiamo avuto modo di confrontarci con uno dei consiglieri comunali di Albano Laziale, Marco Alteri. Il consigliere ha spiegato che l’ultimo aggiornamento ricevuto risale alla determina regionale del 1° marzo 2023, con cui veniva sospesa l’AIA a causa delle fideiussioni false: “Ci aspettiamo almeno l’esito dell’istanza per la definizione dell’area a rischio ambientale attorno a Roncigliano, presentata dal Comune di Albano a febbraio 2024 ai sensi della legge regionale n. 13/2019”. Sempre Alteri inoltre, riferisce che il Comune di Albano è fermamente contrario a qualsiasi proposta diversa dalla chiusura e dalla bonifica della discarica: “Che ha già provocato un grave danno ambientale come certificato dalle analisi condotte dall’Arpa nel corso degli anni e dallo studio epidemiologico dell’Eras Lazio“.
Si attendono aggiornamenti.
A cura di Beatrice Manocchio
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