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RIDA Ambiente racconta il viaggio del RUR: dal conferimento alla valorizzazione

Cosa succede ai rifiuti una volta raccolti? Dietro quel gesto quotidiano di buttare via ciò che non serve più, c’è un processo complesso e altamente tecnologico che trasforma gli scarti in nuova energia, riducendo al minimo ciò che finisce in discarica.
A spiegarlo è RIDA Ambiente, realtà industriale che da anni opera nel trattamento dei rifiuti urbani residui (RUR), illustrando con chiarezza le fasi di un ciclo che unisce sostenibilità, sicurezza e innovazione.

Dal cassonetto agli impianti di trattamento

Il RUR, acronimo di Rifiuto Urbano Residuo, è ciò che rimane dopo la raccolta differenziata: pannolini, assorbenti, spazzolini, rasoi usa e getta, polveri dell’aspirapolvere, carta o fazzoletti sporchi, piatti e tazze in ceramica rotti, piccoli oggetti in plastica dura non riciclabile.
Non dovrebbero invece finire in questo flusso carta, plastica, vetro, metalli o organico, che seguono percorsi separati di recupero.

Il trattamento biologico-meccanico

Nei moderni impianti di Trattamento Biologico-Meccanico (TBM), il RUR viene reso idoneo al recupero energetico. Qui vengono estratte le frazioni ancora riutilizzabili, mentre la parte organica è stabilizzata per evitare cattivi odori e emissioni. È il primo passo verso una gestione efficiente, che separa il recuperabile dallo scarto vero e proprio.

Energia dai rifiuti

Il materiale trattato viene poi inviato ai termovalorizzatori, dove, in condizioni controllate e sicure, si trasforma in energia elettrica e termica. È una forma di economia circolare: ciò che non può essere riciclato non viene sprecato, ma diventa una risorsa energetica utile alla collettività.

Il deposito definitivo controllato

Solo una minima parte del rifiuto, quella che non può essere ulteriormente valorizzata, è destinata al deposito definitivo controllato. Si tratta di quantità sempre più ridotte, frutto di tecnologie di selezione avanzate e di una filiera industriale che punta alla massima efficienza. Gli impianti sono costantemente monitorati per garantire la tutela del suolo e delle acque.

La plastica e il tempo: quando riciclare

Anche gli oggetti in plastica hanno una vita utile: una bottiglia in PET può durare fino a due anni, un contenitore in polipropilene diversi anni, un pallet in plastica fino a quattro. Quando compaiono scolorimenti, deformazioni o odori, è il momento di riciclare: un gesto semplice che evita sprechi e riduce la produzione di rifiuti residui.

Un’Italia che cambia: i dati

Secondo l’ultimo Rapporto ISPRA sui rifiuti urbani (edizione 2024), la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto il 67,8%, con punte superiori al 75% in alcune regioni del Nord. Tuttavia, resta ancora un 32% di RUR, pari a oltre 10 milioni di tonnellate all’anno, che necessita di trattamento e valorizzazione.
Impianti come quelli gestiti da RIDA Ambiente rappresentano dunque un tassello indispensabile per la sicurezza ambientale e per il raggiungimento degli obiettivi europei di economia circolare: meno discariche, più recupero, più energia pulita.

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