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Aprilia: Sogerit, Regione,PNRR, era tutto pronto ma il Comune e la macchina politica pensavano come fermare il privato

Non è stato il Commissario. Non è stata la Regione. La verità è che i 14 milioni per la bonifica della discarica di Sant’Apollonia ad Aprilia sono stati persi perché il Comune non ha fatto nulla. E i responsabili hanno nomi e cognomi: l’architetto Marco Paccosi e l’ingegnere Gabriele Rezzini, figure dirigenziali scelte e confermate negli anni dall’ex sindaco Antonio Terra, ancora oggi saldamente al loro posto.

A dirlo non è solo il buon senso. Lo ha confermato anche il deputato Filiberto Zaratti in Parlamento: il fallimento parte dal Comune di Aprilia.

I fatti

Il progetto di bonifica – finanziato con 14 milioni di euro del PNRR – prevedeva l’avvio dei lavori entro una scadenza precisa: marzo 2026. Ma il progetto non è mai partito. Nessun atto di gara. Nessun progetto esecutivo. Nulla.

Nel luglio 2025, il Commissario straordinario – subentrato dopo la caduta dell’amministrazione Principi – ha dovuto certificare la rinuncia. Troppo tardi per far partire un’operazione simile senza fondamenti amministrativi già pronti.

La Regione ha vigilato, il Comune ha bloccato

Contrariamente a quanto riportato da alcune testate locali, la Regione Lazio ha esercitato la propria funzione di sorveglianza. Tanto che aveva nominato SOGERIT, una società statale di supporto tecnico-operativo, per accompagnare l’attuazione del progetto.

Ma senza progettazione esecutiva, senza atti tecnici e senza volontà operativa del Comune, SOGERIT non poteva sostituirsi all’ente attuatore. Il problema non era la vigilanza: era l’inerzia amministrativa.

Un precedente: la finta bonifica di Paguro

Il caso di Sant’Apollonia non è isolato. Anni fa, un progetto di bonifica con annessa discarica, presentato da una società privata (Paguro), fu ostacolato proprio dai dirigenti comunali, che promisero che avrebbero provveduto loro, con risorse pubbliche. Risultato? Nessuna bonifica mai fatta.

Stesso copione per Frales: quando l’idea privata è stata bloccata, si è rilanciato il piano pubblico da 14 milioni. Anche lì, zero atti, solo annunci. E oggi la colpa viene scaricata sul Commissario.

Una macchina costruita per non fare

Il vero problema non è recente. È un sistema che parte da lontano, con Antonio Terra, che ha gestito la politica urbanistica e amministrativa di Aprilia per oltre 25 anni: 15 anni da sindaco, 5 anni da assessore all’urbanistica, e prima ancora consigliere comunale per svariati mandati. Un controllo ininterrotto sul governo locale e sugli uffici strategici.

È lui ad aver costruito una macchina amministrativa che ha continuato a funzionare secondo le logiche del suo potere, anche dopo il suo passo indietro formale. Il successore Lanfranco Principi ha semplicemente ereditato i suoi uomini, come l’architetto Marco Paccosi e l’ingegnere Gabriele Rezzini, che ancora oggi guidano settori cruciali dell’ente.

La Regione ha fatto la sua parte, anche attraverso una società statale come Sogerit. Ma il Comune non ha fatto la propria, pur avendone responsabilità diretta e strumenti operativi. I 14 milioni del PNRR sono stati persi per colpa di una precisa scelta di non fare. E finché la struttura che ha prodotto questo fallimento resterà in piedi, Aprilia continuerà a perdere: fondi, fiducia, futuro.

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