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Aprilia: Frales nel mirino, Altissimi risponde “È sempre la solita storia”

Nonostante l’autorizzazione arrivata dalla Regione Lazio, il progetto Frales ad Aprilia continua a far discutere. Ricorsi, comitati spontanei e opposizioni politiche cercano di rallentare un impianto presentato come modello di innovazione ambientale. Ne abbiamo parlato – disturbando anche le sue ferie – con Fabio Altissimi, imprenditore del settore ambientale e riferimento del gruppo MTS, che controlla la Frales.

Dott. Altissimi, ci risulta che i lavori siano già partiti. Conferma?

Sì, i lavori sono cominciati circa due settimane fa. Finora abbiamo già investito tra i 10 e i 12 milioni di euro, tra materie prime, seconde e appalti già assegnati a imprese terze. Non parliamo di un progetto qualunque: sarà un impianto senza eguali in tutto il Lazio. Un’infrastruttura tecnologicamente avanzata, che mette insieme sostenibilità, efficienza e sicurezza.

Frales è una controllata diretta di Rida Ambiente?

No, Frales è controllata dal nostro gruppo, la MTS. Rida Ambiente non c’entra. Non sono l’amministratore delegato di Frales, ma ovviamente seguo da vicino ogni passo del progetto.

Eppure i comitati locali parlano di “mega impianto” calato dall’alto e sollevano dubbi sull’impatto ambientale.

L’impianto è stato autorizzato da tutti gli enti competenti, dopo iter regolari, trasparenti, con pareri favorevoli da Regione, Arpa, e altri organismi tecnici. I “dubbi” sono spesso basati su pregiudizi o interessi politici. Abbiamo previsto sistemi di controllo in tempo reale, misure di mitigazione, biofiltri, e persino spazi di confronto con la cittadinanza. Di più non saprei cosa offrire, se non l’inaugurazione ufficiale che sarà degna del nostro gruppo.

Ma questi ricorsi possono rallentare i lavori?

Ogni ostacolo genera rallentamenti, questo è inevitabile. Ma non ci fermiamo. Lo abbiamo già vissuto: nel 2012 realizzai in prima persona un impianto da 30 milioni di euro per il recupero del rifiuto urbano indifferenziato, il primo TMB ad alta tecnologia complessa. Allora come oggi, c’era chi parlava a sproposito. E oggi quell’impianto è un riferimento europeo. Purtroppo, non è l’impianto che dà fastidio, è il nome “Altissimi”. Se vendessi a un gruppo qualunque, tutto si spegnerebbe. Il mio nome, invece, sembra provocare palpitazioni in certi ambienti della politica locale.

Sta dicendo che l’opposizione è più politica che ambientale?

Ne sono convinto. Alcuni comitati sembrano più manovrati che spontanei. Parlano per conto di quella politica che ha gestito Aprilia per 25 anni e che oggi, in parte, è stata raggiunta da misure cautelari. Una parte sì, oggi. Domani, chi può dirlo? Le indagini sono in corso, le procure lavorano. E forse, raccolte le giuste testimonianze, qualcuno potrebbe ricevere visite all’alba. Non lo dico io, lo insegna la cronaca. Oggi tanti riposano sereni nelle loro case, ma non è detto che sarà così per sempre. Mai dire mai.

E Frales, nel frattempo?

Noi andiamo avanti. Abbiamo già speso 12 milioni, probabilmente ne spenderemo 30, forse qualcosa in più. Lo faremo con la stessa serietà con cui abbiamo portato Rida Ambiente a essere leader in Europa. Questo è un progetto sano, utile, moderno. E chi continua a parlare senza leggere nemmeno un rigo del progetto Frales, lo fa per interposta persona: la solita politica di facciata.

E se i ricorsi dovessero produrre ritardi o blocchi effettivi?

Ci auguriamo prevalga il buon senso. Ma se dovessero generarsi danni reali, valutati e documentati, la società Frales si riserva ogni azione di tutela nei tempi e nelle sedi opportune. Senza polemiche. Solo per rispetto del lavoro.

Ci sarà spazio per la comunità nel progetto Frales?

Assolutamente sì. L’impianto sarà trasparente e aperto. Disponibili a visite, confronti pubblici, momenti di spiegazione tecnica. Ma serve un confronto reale, non la propaganda. Vogliamo dialogare, costruire, fare bene. Come abbiamo sempre fatto

La Frales va avanti, i lavori sono partiti, gli investimenti sono già pesanti. Ma il clima resta teso. Tra ricorsi, attacchi e vecchie ombre politiche, Fabio Altissimi rivendica la trasparenza dell’opera e attacca un sistema che, a suo dire, continua a osteggiare le persone più che i progetti. Ma, come ricorda lui stesso, la giustizia ha i suoi tempi. E certe storie, a volte, ricominciano all’improvviso.

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