Sinner sfida l’eternità: contro Djokovic sarà guerra di nervi
C’è un tempo per imparare e uno per vincere. E per Jannik Sinner, quel tempo è adesso. Oggi a Wimbledon non si gioca solo una semifinale, si gioca un passaggio di consegne che aleggia come una nuvola elegante sui prati perfetti dell’All England Club. Di là dalla rete, un’icona vivente: Novak Djokovic. Di qua, il volto pulito e il dritto micidiale di un ragazzo che non è più solo una promessa ma il numero uno al mondo.
Lo hanno detto in molti, e Sinner lo ha dimostrato sul campo: Jannik non ha più timori reverenziali. Ha imparato dai dolori – vedi il match perso proprio contro Djokovic a Wimbledon nel 2022, avanti due set, poi inghiottito dalla rimonta di Nole. Quella partita è rimasta nella testa, nelle gambe e forse anche nell’anima di Sinner, come una lezione durissima ma fondamentale. Ora è un altro giocatore. E lo sa.
Il 2024 è l’anno della sua esplosione definitiva: ha vinto gli Australian Open, ha conquistato il numero 1 ATP, ha trovato una nuova maturità tattica e mentale. Oggi Jannik non si accontenta di giocare bene. Vuole vincere. Anche sull’erba, superficie che fino a poco fa era quasi esotica per lui, ora è solido, rapido, consapevole. Ha faticato poco in questo torneo, e ha mostrato la freddezza di chi ha imparato ad ascoltare il silenzio tra un punto e l’altro.
E Djokovic? Il serbo arriva con il ginocchio rattoppato e un’età che inizia a pesare anche per uno come lui, abituato a sfidare la biologia oltre che gli avversari. Non è il miglior Djokovic di sempre, ma è pur sempre Djokovic. A Wimbledon, in particolare, è quasi invincibile: sette titoli, una striscia di vittorie che fa paura, e quella capacità di trasformare ogni palla break in un test psicologico. Ma è anche vero che il tempo, quello sì, comincia a essere un avversario serio anche per lui. E questa potrebbe davvero essere la sua ultima corsa sull’erba londinese.
Cosa aspettarsi, dunque?
Una battaglia di nervi, più che di braccio. Sinner dovrà essere chirurgico, ma anche impassibile. Djokovic cercherà come sempre di entrare nella testa dell’avversario, ma stavolta troverà una porta blindata. Jannik ha tutto per farcela: servizio, timing, fiducia. Ma dovrà trovare anche quel pizzico di coraggio spietato che serve per battere un mostro sacro nel suo giardino.
Per i tifosi italiani è già una festa, ma Sinner non gioca per fare bella figura. Gioca per scrivere la storia. E oggi potrebbe cominciare un nuovo capitolo, o magari chiudersi l’ultimo di una leggenda. In ogni caso, sarà un match da ricordare.
Perché Sinner, stavolta, non ha più intenzione di aspettare.
Fabrizio Gerolla
Seguiteci sulla nostra pagina Facebook
Scopri di più da Dalla Platea
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.