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Figli usati come ostaggi: il prezzo crudele delle vendette familiari

Figli usati come ostaggi: ci sono storie che si ripetono in silenzio, tra carte bollate, lacrime invisibili e porte chiuse. Una di queste arriva in aula con un’accusa precisa: avere ostacolato consapevolmente e per mesi i rapporti tra un padre e sua figlia, ignorando i provvedimenti del tribunale che regolavano il diritto di visita. Il Pubblico Ministero contesta ai responsabili una condotta “reiterata e consapevole” volta a impedire i contatti con il genitore non collocatario, in aperta violazione di un provvedimento del giudice. Non un caso isolato, ma lo specchio di una deriva che coinvolge migliaia di famiglie. Una vicenda tra le tante che popolano le aule dei tribunali italiani, dove la conflittualità tra ex partner spesso si trasforma in un campo di battaglia psicologica, e i figli diventano strumenti inconsapevoli di vendetta.

Ma in questo scenario sempre più diffuso, la privazione del legame genitoriale è solo una parte del disegno. Sempre più spesso, le madri denunciate per ostruzionismo ricorrono anche a false accuse di maltrattamenti familiari, producendo video costruiti ad arte, tagliati, decontestualizzati o emotivamente manipolativi, con un unico obiettivo: portare quelle accuse nel procedimento civile di separazione, e ottenere così vantaggi in termini di affidamento, collocamento o sostegno economico.

Una dinamica subdola, difficile da provare e ancor più da smontare, che mina alla radice il principio di equità nei procedimenti familiari e trasforma il diritto alla genitorialità in un teatro di guerra strategica e strumentale.

🎯 Denunce strumentali: la nuova arma nei tribunali civili

Secondo un’analisi condotta dal Centro Studi Ricerche Famiglia e Minori, una quota crescente di denunce per maltrattamenti domestici emerge in contemporanea o immediatamente a ridosso dell’avvio di un procedimento di separazione conflittuale. In particolare, nei casi in cui si discute l’affidamento esclusivo o il collocamento prevalente dei figli, si registra un picco sospetto di accuse non supportate da referti, testimoni o evidenze oggettive.

Uno studio del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) del 2021 ha sottolineato che oltre il 30% delle denunce per maltrattamenti in famiglia presentate in sede separativa viene archiviato nei primi sei mesi per manifesta infondatezza o contraddittorietà dei racconti.

Alcuni giudici hanno iniziato a parlare apertamente di “maltrattamenti strategici”: accuse formalmente gravi, strumentalizzate per ottenere vantaggi nella trattativa giudiziale sull’affido. E in casi ancora più estremi, si fa uso di video manipolati, montaggi parziali, registrazioni di liti decontestualizzate: strumenti emotivi forti, difficili da controbattere in tempo utile, soprattutto in fase cautelare.

“Non è raro che, in fase separativa, vengano introdotte denunce per maltrattamenti con finalità non protettive ma manipolative, al fine di escludere uno dei due genitori dalla vita del figlio”
Tribunale di Roma, decreto 17/2020, sez. famiglia

E ancora:

“L’improvvisa emersione di condotte violente, mai denunciate in precedenza, solleva forti sospetti sulla genuinità della narrazione accusatoria quando essa coincide con il momento della contesa sull’affidamento”
Tribunale di Genova, sent. 398/2022

Nel frattempo, il danno è fatto: il padre viene sospeso dagli incontri, messo sotto indagine, demonizzato agli occhi dei figli. Anche se poi verrà assolto, avrà perso mesi, anni, e spesso anche la fiducia dei suoi bambini.

📊 I numeri del fenomeno

Secondo il Centro Studi Separazioni e Affido, il 73% dei padri separati denuncia difficoltà nel vedere i figli. In una parte rilevante di questi casi, si parla di ostruzionismo sistematico da parte del genitore affidatario. È il volto più sottile e devastante della conflittualità post-separativa.

Nel 40% delle situazioni analizzate, si rilevano elementi di alienazione genitoriale, comportamento manipolativo che porta il figlio a rifiutare l’altro genitore senza motivo oggettivo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha recentemente classificato come abuso psicologico.

⚖️ Il paradosso giudiziario

La legge italiana prevede la bigenitorialità come diritto fondamentale del minore, ma l’effettiva applicazione di tale principio resta fragile. Il genitore che ostacola i rapporti può essere punito ai sensi dell’articolo 388 del Codice Penale, che sanziona chi elude con dolo un provvedimento del giudice in materia di affidamento.

Tuttavia, le conseguenze concrete di tali violazioni sono spesso lente, rare e poco incisive. I figli restano lontani da uno dei due genitori per mesi, a volte per anni, mentre le decisioni giudiziarie si perdono nella burocrazia o nella mancanza di strumenti esecutivi efficaci.

🧠 La voce degli esperti

“La manipolazione affettiva è una forma di violenza sottile ma devastante,” spiega la psicoterapeuta Laura M. “Quando un figlio viene coinvolto nella guerra emotiva tra genitori, le ferite non sono solo dell’altro genitore, ma del minore stesso. E sono ferite che lasciano segni per tutta la vita.”

🔍 Serve una svolta culturale e giuridica

Serve più coraggio nelle aule giudiziarie, più consapevolezza nei media, più ascolto per chi vive queste situazioni nel silenzio. I figli non sono strumenti, né premi, né armi. Sono persone. E il loro diritto a mantenere rapporti significativi con entrambi i genitori non può più essere ignorato, rinviato o eluso.

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