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Incendio all’università della Tuscia, tra danni e testimonianze: proseguono le indagini

Mercoledì 4 giugno 2025, una parte della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia è stata coinvolta da un incendio, la cui natura è ancora oggetto di indagine. Mentre gli addetti sono al lavoro e si fanno ipotesi sulle cause, si stanno valutando i danni provocati dalle fiamme, sia da un punto di vista economico che umano.

Incendio alla facoltà di agraria dell’Università della Tuscia: indagini in corso

Le indagini sono in corso e la dinamica non è stata ancora confermata, tuttavia, si ipotizza che le fiamme possano essere esplose all’interno dei laboratori di chimica, situati sotto al tetto da cui sarebbero partite le prime scintille.

A seguito del rogo molti dei materiali all’interno dei laboratori sono stati distrutti e sono gli stessi che, altamente esplosivi, avrebbero fatto velocemente espandere le fiamme per l’edificio. L’indagine è in fase preliminare, ma la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per incendio colposo.

L’attenzione è rivolta alle bombole di etanolo presenti nei locali, una di esse è stata bruciata ma non è esplosa. Tuttavia  sarebbe stata trovata sul tetto, dove si stavano svolgendo lavori di riparazione. La bombola in questione, insieme a quattro estintori, è attualmente sotto sequestro da parte degli inquirenti per consentire tutti gli accertamenti del caso.

A quanto ammonterebbero i danni

Secondo una prima stima, sarebbero necessari quasi venti milioni di euro per riaprire la struttura danneggiato dal rogo e il Governo avrebbe già confermato il suo sostegno. La ministra dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, ha dichiarato di essere pronta a mettere a disposizione un fondo dell’Ateneo e lo stesso è stato dichiarato dalla Regione.

Studenti, tra paura e preoccupazioni

Avrebbe dovuto essere una giornata come altre, invece, intorno alle 10 le fiamme sono divampate nell’università di Agraria della Tuscia, mettendo in pericolo studenti, insegnanti e e il personale presente in quel momento nella struttura.

“Eravamo intenti a lavorare in uno dei laboratori tanto che non ci siamo accorti inizialmente di ciò che stava succedendo – ha raccontato una studentessa – poi ci hanno fatto evacuare e solo allora ci siamo resi conto della gravità della situazione”.

“Quel giorno si è generato un panico generale perché chi frequenta l’università sa  bene che cosa c’è  nei laboratori, sappiamo che composti tossici ci sono – ha spiegato – il solo pensiero che potesse prendere fuoco tutto ci ha terrorizzato. Abbiamo cercato di allontanarci il più possibile ma sentivamo botti, sapevamo che erano bombole che scoppiavano. Sarebbe potuto andare molto peggio se l’incendio fosse arrivato nella parte dove viene ricaricato l’azoto, il danno sarebbe stato più grande”.

Oltre a danni economici ingenti, sono andati perduti anni di ricerca e documenti importanti. “La speranza è di tornare il prima possibile, essendoci progetti aperti, tesi sperimentali in corso e persone che vivono di questo lavoro e ora non sanno quale sarà il loro futuro”.

A cura di Beatrice Manocchio

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