Da rifiuto a merce in vendita: Ecosystem e commerciante pontino nel mirino della Procura
Una vicenda dai contorni inquietanti sta scuotendo il territorio pontino, mettendo sotto i riflettori la gestione dei rifiuti industriali e la legalità nella filiera della distribuzione commerciale. Al centro dell’inchiesta condotta dai Carabinieri Forestali c’è un carico di detersivo industriale, ritenuto non conforme e quindi destinato allo smaltimento, che invece sarebbe stato immesso illegalmente sul mercato.
L’indagine, avviata nel 2023 e ora giunta alla chiusura della fase preliminare, vede coinvolti Luigi Murciano – titolare di un esercizio commerciale a Latina e volto noto sui social – e la società Ecosystem di Pomezia, incaricata dello smaltimento del prodotto.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il detersivo in questione proveniva da un’azienda produttrice che, dopo aver riscontrato delle difformità qualitative, ne aveva disposto la distruzione, affidandola alla Ecosystem, impresa specializzata nel trattamento e nello smaltimento di rifiuti. Tuttavia, i flaconi non sarebbero mai stati realmente distrutti. Al contrario, una parte di essi sarebbe stata consegnata a Murciano, che li avrebbe poi messi in vendita presso il suo punto vendita, un bazar molto frequentato a Latina.
L’intera vicenda è emersa proprio grazie alla segnalazione della ditta produttrice del detersivo, che – notando la presenza sul mercato di un prodotto che avrebbe dovuto essere eliminato – ha sporto denuncia, dando così il via alle indagini. Le successive verifiche hanno consentito ai Forestali di ricostruire il percorso anomalo dei prodotti, partiti da uno stabilimento con un destino preciso (la distruzione) e finiti invece sugli scaffali.
Le accuse ipotizzate a carico dei soggetti coinvolti sono gravi: traffico illecito di rifiuti e ricettazione. In particolare, la Ecosystem è sospettata di aver simulato l’operazione di smaltimento, mentre Murciano avrebbe acquistato – o comunque ricevuto – i flaconi, pur sapendo che non erano destinati alla vendita.
Nelle scorse settimane è stata notificata la chiusura delle indagini preliminari, un atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, qualora la Procura ravvisi elementi sufficienti per sostenere l’accusa in tribunale.
L’episodio pone ancora una volta l’accento su quanto sia delicata la gestione dei prodotti fuori standard e sul rischio che, in assenza di controlli rigorosi, merce potenzialmente pericolosa per la salute dei consumatori possa rientrare nel circuito commerciale in modo illecito.
In attesa degli sviluppi giudiziari, resta aperto il dibattito sull’efficacia dei meccanismi di tracciabilità e sul ruolo delle aziende smaltitrici, che in casi come questo finiscono per assumere un peso determinante non solo sul piano ambientale, ma anche su quello della legalità economica.
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