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Mini-reattori e scorie nucleari: il falso mito della soluzione green

Le scorie nucleari in Italia sembrano diventare una realtà sempre più concreta. Il nostro Paese dovrà far rientrare oltre 235 tonnellate, temporaneamente stoccate in Francia e nel Regno Unito, attraverso la realizzazione di un Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi.

Sogin e il MASE hanno individuato aree idonee per tale operazione e, secondo quanto emerso, sarà prevista anche l’installazione di mini-reattori, noti anche come Small Modular Reactors (SMR), ovvero impianti nucleari di dimensioni ridotte rispetto a quelli tradizionali.

Tuttavia, gli esperti affermano che tale soluzione non può essere considerata definitiva, poiché presenta anch’essa diversi svantaggi.

Scorie nucleari e mini-reattori: il legame

Cerchiamo di fare chiarezza sul legame tra i mini-reattori e le scorie nucleari. Si tratta di impianti di dimensioni più contenute rispetto ai reattori tradizionali, progettati per essere più sicuri grazie a sistemi di raffreddamento passivi e meno complessi. La possibilità di costruirli in fabbrica e trasportarli direttamente sul sito di utilizzo riduce i costi di realizzazione e aumenta la flessibilità operativa.

Tuttavia, anche i mini-reattori continuano a produrre scorie nucleari, seppur in quantità inferiori rispetto ai grandi impianti. Il legame tra questa tecnologia e la gestione delle scorie resta quindi una problematica da affrontare in modo adeguato e responsabile.

Gli svantaggi

Per avere un quadro più chiaro, abbiamo raccolto le opinioni di ingegneri e fisici attualmente impegnati nel caso della Tuscia, i quali hanno espresso un punto di vista critico: i reattori di nuova generazione non sono sostanzialmente diversi da quelli tradizionali. Presentano, però, una differenza significativa: costano di più.

Questi reattori utilizzano lo stesso combustibile che l’Italia non possiede e che, secondo gli attuali consumi, sarebbe sufficiente solo per una generazione. Presentano inoltre gli stessi problemi di smaltimento delle scorie, una delle questioni più controverse e irrisolte dell’energia nucleare.

“Va aggiunto che gli SMR (Small Modular Reactors), essendo di potenza limitata, richiedono numerose installazioni per erogare la stessa potenza delle vecchie centrali ormai dismesse. Questo implica un maggiore consumo del territorio e lo sfruttamento di risorse idriche, quali grandi fiumi e laghi, privilegiati rispetto all’acqua del mare perché meno corrosive”, ha spiegato il fisico nucleare Marino Marinozzi.

A cura di Beatrice Manocchio

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