Musetti si ferma a un passo dal sogno, Alcaraz vola in finale a Roma
Lorenzo Musetti ci ha provato con tutto sé stesso. Con il cuore, con il braccio, con la voglia matta di dimostrare che il treno giusto era finalmente passato anche per lui. Ma sulla sua strada, nei venerdì infuocati del Foro Italico, ha trovato un Carlos Alcaraz versione gladiatore, pronto a prendersi Roma e forse qualcosa di più. Lo spagnolo si è imposto in due set, 6-3, 7-6, e ha strappato il biglietto per la finale degli Internazionali d’Italia, dove attende ora il vincente tra Jannik Sinner e Tommy Paul.
Un duello ad alta intensità
La cornice era da kolossal. Il Centrale, sold out e ribollente d’azzurro, ha spinto Musetti fin dal primo scambio. L’italiano è partito deciso, ma dall’altra parte della rete Alcaraz ha fatto subito capire che non era venuto a fare da comparsa. Difese granitiche, accelerazioni micidiali e un piano partita chiaro: togliere ritmo al rovescio a una mano del carrarino e costringerlo a forzare. Missione riuscita.
Nel primo set, Musetti è partito nervoso, forse troppo carico. Qualche errore di troppo e subito un break a sfavore. Ha provato a reagire, ha avuto anche le sue occasioni, ma Carlos ha messo in mostra il tennis che lo ha già portato a vincere due Slam. Spietato, preciso, aggressivo. Il 6-3 iniziale è la fotografia di una superiorità ancora sottile ma netta.
L’orgoglio di Musetti, la freddezza di Alcaraz
Il secondo set, però, è un’altra storia. Musetti entra con il fuoco negli occhi, si prende il break in apertura e infiamma il pubblico. Ma la gioia dura poco: Alcaraz rimette subito le cose a posto. Il match si trasforma in una corrida di nervi e colpi da highlights. Una smorzata dietro l’altra, rincorse impossibili, volée strette al millimetro. È uno show totale.
Musetti regala anche il punto più bello dell’incontro: lob millimetrico, recupero in corsa di Alcaraz e chiusura a rete. Il Centrale esplode, lui si carica, ma proprio nel momento in cui sembra poter cambiare l’inerzia, l’azzurro si inceppa. Un game storto, un break subito, e poi la frustrazione. Racchetta spaccata, pallina lanciata sugli spalti e un warning che diventa punto di penalità. L’emotività, a volte, è un dono e una condanna.
Tie-break da campione
Il tie-break è il sigillo di un campione vero. Alcaraz parte forte, sale 4-1, non trema mai e chiude i conti con autorità. La sua corsa continua, quella di Musetti si ferma a un passo dal traguardo più grande della carriera. Ma il pubblico lo applaude, lo chiama, lo abbraccia. Perché ha lottato, ha emozionato, ha portato il tennis italiano a un altro livello.
E se oggi Roma ha incoronato Alcaraz, il futuro sa ancora tanto di azzurro.
Fabrizio Gerolla
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