Sinner asfalta Ruud e conquista la semifinale degli Internazionali
Jannik Sinner firma una prestazione magistrale nei quarti di finale degli Internazionali d’Italia, travolgendo Casper Ruud con un secco 6-0 6-1 in appena un’ora e quattro minuti. Il numero uno del mondo archivia così con autorità la sfida contro il recente vincitore del Masters 1000 di Madrid e si prepara ad affrontare in semifinale lo statunitense Tommy Paul, che ha superato Hubert Hurkacz. L’appuntamento è per domani sera, non prima delle 20.30.
Il cielo plumbeo che ha oscurato improvvisamente il Foro Italico sembrava preannunciare un match incerto. Dopotutto, al primo vero banco di prova dal suo rientro, nemmeno il caloroso pubblico del Centrale – che in questi giorni ha accolto Sinner come un figliol prodigo – sapeva cosa aspettarsi. L’avevano visto affaticato con Navone, alternare lampi di classe e difficoltà contro De Jong, poi soffrire ma vincere con Cerundolo. Sempre lui, sempre Sinner, anche quando non perfetto.
Quel Sinner capace di risalire da ogni situazione, contando solo su sé stesso e sulla sua racchetta. Anche contro l’amico Ruud, uno dei pochi a difenderlo pubblicamente nei momenti difficili. Ma in campo, niente sconti: occhi di ghiaccio, saluto al pubblico, poi sguardo fisso oltre la rete. Il norvegese, numero 7 del mondo, non è un avversario qualunque: esperto sulla terra rossa, carico dopo il trionfo madrileno. Eppure, Sinner lo ha sempre battuto – mai però su questa superficie.
Fin dai primi scambi, lunghi e intensi, l’azzurro in completo nero domina il campo con il suo gioco continuo e martellante, fatto di pressione costante da fondo. A sorpresa, sforna anche una palla corta perfetta che gli vale il primo break. Ruud, nei primi tre game, conquista appena un punto. L’avvio è scioccante, persino per lui, che sa bene cosa significhi affrontare il numero uno. Un secondo break a zero certifica il dominio di Sinner, che sembra giocare un altro sport.
Dove finisce il merito di Sinner e iniziano i limiti di Ruud? La risposta è sfumata, perché il tennis non è mai semplice. Ma Jannik non lascia spazio a dubbi e continua a spingere. “Dai Casper, provaci!”, grida qualcuno sugli spalti, dove la speranza è di vedere una partita vera, non un assolo. Ma il norvegese non reagisce e cede ancora il servizio. Il primo set si chiude 6-0, tra qualche sussurro annoiato e un senso di incredulità.
Nel secondo parziale, cambia poco. Sinner si sistema il cappellino e riparte come un robot: preciso, spietato, letale. Ruud, in pantaloncini rosa – subito presi di mira dall’ironia romana che lo ribattezza “poro Casper” – vaga per il campo senza riuscire a incidere. Anche quando tenta di sorprendere Sinner portandolo a rete, l’azzurro risponde con un dritto diagonale che chiude lo scambio. Il break iniziale è già una sentenza.
Solo nel sesto gioco Ruud riesce a vincere il suo unico game, strappando un applauso liberatorio del Centrale. È un momento simbolico: il pubblico, fedele a Sinner, finisce per tifare anche l’avversario, quasi a voler riequilibrare una partita a senso unico. Ma Jannik, imperturbabile, continua a martellare: prime incisive, dritti sulle righe, copertura totale del campo. Solo qualche palla corta mostra ancora un po’ di ruggine, poi ritrova anche quella.
Il match si chiude con un 6-1 che non lascia spazio a interpretazioni. In poco più di un’ora, Sinner spazza via ogni dubbio sulla sua condizione e si prende con forza un posto tra i migliori. E quando l’ultimo punto è fatto, sul Centrale torna il sole. Coincidenza o metafora, poco importa: Jannik è tornato, ed è più affamato che mai!
Fabrizio Gerolla
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