Elezione nuovo Papa, via al Conclave: chi è il cardinale Charles Maung Bo
(Adnkronos) – Inizia il Conclave per l'elezione del nuovo Papa. Tra i nomi considerati 'papabili' c'è Charles Maung Bo. Primo cardinale della storia birmana, Bo è oggi uno dei volti più rispettati della Chiesa asiatica, una figura che ha saputo unire spiritualità, coraggio e diplomazia in un’epoca segnata da tensioni e speranze. Nato nel 1948, lo stesso anno in cui il Myanmar conquistava l’indipendenza, Charles Maung Bo ha intrecciato la sua vita con quella del suo Paese: tra luci di fede e ombre di dittatura, tra guerre etniche e sogni di riconciliazione. Figlio di un contadino morto quando lui aveva solo due anni, cresciuto in un villaggio povero ma profondamente devoto, il piccolo Charles respirava fin da subito l’aria del sacro. A nutrire il fuoco della sua vocazione fu la madre, che ogni sera gli raccontava storie di santi, e un parroco locale, don Luwi, che gli insegnò il catechismo tra i cinque e i sette anni. A otto anni entrò nel collegio salesiano di Mandalay, dove sarebbe sbocciato il suo amore per la missione e per l’educazione. Ma l’infanzia spirituale di Charles si svolgeva in parallelo a un Paese sull’orlo del caos. Nel 1962, mentre lui iniziava i suoi studi al seminario di Anisakan, il generale Ne Win prendeva il potere, avviando decenni di dittatura militare. In quel contesto difficile, Charles Bo fu ordinato sacerdote salesiano nel 1976. Iniziò il suo ministero tra le montagne dello Stato Shan, dove si trovò a operare in terre segnate da conflitti armati e divisioni etniche. A Loihkam, imparò persino il dialetto Maru per predicare in lingua locale, testimoniando fin da subito uno stile pastorale fatto di prossimità e dedizione. Dopo anni di servizio e formazione, Bo divenne nel 1990 il primo vescovo di Lashio. Nello stesso anno fondò la Congregazione dei Fratelli e delle Sorelle di San Paolo, pensata per portare la Buona Novella nei luoghi più remoti del Paese. Una visione missionaria che continua ancora oggi con oltre cento suore e decine di fratelli e sacerdoti attivi in sei diocesi. Il suo cammino ecclesiale lo portò poi a Pathein nel 1996 – primo vescovo del Myanmar a cambiare diocesi – e infine, nel 2003, all’arcidiocesi di Yangon, il cuore religioso della nazione. Lì, tra colpi di stato, aperture democratiche e nuove repressioni, il cardinale Bo ha guidato la Chiesa con voce chiara e spirito pastorale. Il 14 febbraio 2015, Papa Francesco lo ha creato cardinale, assegnandogli la chiesa di Sant’Ireneo a Centocelle, rendendolo il primo porporato della storia birmana. Da allora, Bo è diventato un punto di riferimento nella Chiesa universale: presidente della Conferenza Episcopale del Myanmar, della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche (2018–2024), amministratore apostolico di Myitkyina e membro di vari dicasteri vaticani. Le sue omelie sono veri e propri esercizi di equilibrio tra denuncia e speranza. Parla di pace, di giustizia, di riconciliazione, ma sempre con una tenerezza salesiana che conquista. Non si tira indietro nel criticare i poteri autoritari, compreso il Partito Comunista Cinese, ma evita lo scontro diretto con il Papa sul controverso accordo sino-vaticano. La sua diplomazia gli ha attirato qualche critica, ma Bo ha sempre preferito costruire ponti piuttosto che accendere focolai. Nel privato, il cardinale Bo è uomo di sorprendente umanità: ama lo sport, scrive drammi teatrali, parla fluentemente birmano, inglese, italiano e diverse lingue etniche. Resta fedele alla dottrina su temi sensibili, ma sceglie il silenzio su dibattiti occidentali come il celibato opzionale o l’ordinazione femminile, concentrandosi invece su ciò che brucia nel cuore del Myanmar: la sofferenza, la povertà, la guerra. Uomo del dialogo interreligioso in una terra a maggioranza buddhista, Charles Bo è diventato una voce che ascolta e accompagna. Un profeta gentile, capace di rappresentare la fede con umiltà e determinazione. Per molti osservatori internazionali, è anche uno dei cardinali asiatici più papabili, nel caso in cui la Chiesa dovesse guardare a Oriente per il suo futuro.
Considerato da alcuni come "solidamente ortodosso", il cardinale Bo è stato profondamente ispirato e leale verso Papa Benedetto XVI, e ha sviluppato una simile lealtà e stretta relazione con Papa Francesco. In particolare, sostiene la sinodalità, l’enfasi di Francesco sulla misericordia e la sua attenzione per le questioni ambientali e i cambiamenti climatici. Ha fortemente criticato il Partito Comunista Cinese ma si è astenuto dal criticare il Papa per l’accordo con Pechino sulla nomina dei vescovi. Bo è stato talvolta criticato per essere troppo diplomatico e per sembrare accondiscendente su alcune questioni. Chi conosce bene Bo dice che non è favorevole all'ordinazione delle donne, alla possibilità del celibato opzionale per i sacerdoti e alla benedizione delle coppie omosessuali. Tuttavia, ha parlato poco, se non nulla, di questi temi, poiché non sono questioni centrali per la Chiesa in Myanmar, e perché preferisce concentrarsi sulla giustizia e la pace in una nazione segnata da conflitti e repressioni – tutte questioni che sono priorità nei suoi interventi pubblici. Come uno dei cardinali più anziani e di più alto profilo in Asia, il cardinale Bo ha guadagnato un notevole rispetto a livello mondiale per la sua guida della Chiesa in Myanmar, attraverso decenni di conflitto e repressione così come durante un decennio – dal 2011 al colpo di stato del 2021 – di parziale apertura e riforma. Bo è considerato un leader ispiratore, leale sia verso la Chiesa che verso il Papa, pur essendo disposto a parlare coraggiosamente contro le ingiustizie e ad ascoltare gli altri. Si è inoltre concentrato sui giovani, sulla pace, sulla riconciliazione e sul dialogo interreligioso. Insieme alla sua esperienza alla guida della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, alcuni lo considerano un forte candidato nel caso in cui i cardinali dovessero scegliere un pontefice dall’Asia. (di Paolo Martini) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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