Rifiuti nel Lazio: il modello Rocca e il caos romano
L’editoriale:
Nel Lazio, la gestione dei rifiuti è diventata lo specchio di due visioni opposte: da un lato quella regionale, improntata a pianificazione, trasparenza e dialogo con il territorio; dall’altro, quella del Comune di Roma, ancora ingolfata in emergenze cicliche, scelte opache e ritardi cronici.
Rocca: una Regione che programma e dialoga
La giunta Rocca ha impresso una vera svolta nella gestione dei rifiuti. Con il nuovo piano regionale, si punta alla chiusura del ciclo all’interno del territorio, evitando l’export e investendo su impianti tecnologicamente avanzati, capaci di rispettare rigorosi criteri ambientali.
«L’era delle discariche è finita» – ha affermato Rocca durante un sopralluogo a Malagrotta – «e ogni provincia del Lazio dovrà gestire i propri rifiuti senza riversare tutto su territori come Viterbo. Questo per me non è negoziabile». Il presidente ha più volte ribadito che non accetterà più logiche emergenziali o squilibri territoriali, dichiarando: «Latina, Roma, Frosinone e Rieti devono avere i loro siti. In un dialogo sereno, trasparente e rispettoso dell’ambiente, dobbiamo individuare i luoghi più adatti, ma il “non nel mio giardino” con me non passa».
Quella della Regione appare come una governance più matura, capace di guardare al lungo periodo, aprendo al contributo di imprenditori onesti, mossi da una reale attenzione all’ambiente e non legati a dinamiche speculative o contigue ad ambienti grigi.
Gualtieri e la Capitale paralizzata
Di segno opposto la situazione di Roma Capitale, dove la giunta Gualtieri appare sempre più in affanno. Le immagini di cumuli di rifiuti nelle strade non sono più sporadiche ma sistemiche. Il tanto sbandierato termovalorizzatore di Santa Palomba è ancora lontano dal cantiere, mentre la città continua a dipendere da impianti esterni e soluzioni tampone.
Le scelte della Capitale sembrano più dettate da logiche politiche interne che da un reale piano ambientale. Progetti esistenti, già pronti o attivabili in tempi rapidi, vengono sistematicamente ignorati, anche quando tecnicamente validi e ambientalmente compatibili.
Il fantasma di Malagrotta
A fare da sfondo c’è il ricordo ancora vivo del disastro di Malagrotta, la discarica più grande d’Europa, simbolo di decenni di mala gestione e scarso controllo. Per anni ha accolto i rifiuti della Capitale senza un vero piano di smaltimento sostenibile, in un contesto segnato da opacità amministrativa e, secondo diverse inchieste giudiziarie, da rapporti discutibili con il potere politico.
Malagrotta non è solo una ferita ambientale ancora aperta, ma anche l’emblema di ciò che non deve più accadere. Eppure, la mancanza di scelte coraggiose da parte dell’attuale amministrazione romana rischia di riportare la città su quella stessa strada.
Nel Lazio ci sono imprenditori pronti a investire in impianti efficienti, innovativi e pienamente in regola, con l’obiettivo di costruire un ciclo virtuoso dei rifiuti. Molti di loro non hanno alcun legame con ambienti politici o con le eco-mafie, eppure vengono spesso ignorati dalle amministrazioni locali.
Un esempio emblematico è rappresentato da un progetto avanzato da una società privata per la realizzazione di un impianto di trattamento dei rifiuti in località Sant’Apollonia, nel comune di Aprilia. Nonostante il progetto abbia ottenuto pareri favorevoli da diversi enti competenti, ha incontrato l’opposizione dell’amministrazione comunale, che ha espresso contrarietà senza una valutazione approfondita del progetto stesso. Questa situazione evidenzia come, talvolta, iniziative imprenditoriali orientate alla sostenibilità ambientale vengano ostacolate da decisioni politiche prese a prescindere dal merito delle proposte.
Questa diffidenza – talvolta strategica – ostacola una transizione ecologica reale, a vantaggio di soluzioni più lente, più costose e spesso meno trasparenti.
Rifiuti, il Lazio è di fronte ad un bivio
Il Lazio si trova oggi davanti a un bivio. Da una parte la visione regionale, che sembra aver capito la necessità di una regia forte e moderna. Dall’altra, la gestione locale di Roma, ancora imbrigliata in dinamiche passate e priva di una vera prospettiva.
Come ha dichiarato lo stesso Rocca: «Questa è una Regione ferma, che non ha fatto passi in avanti. Riporteremo il dialogo con le comunità, con i sindaci, con i cittadini. Per ridare dignità al Lazio».
Il rischio è che questa disconnessione istituzionale comprometta l’intero sistema. Per cambiare passo servono coraggio politico, visione e apertura verso chi lavora nel rispetto delle regole e dell’ambiente, senza secondi fini. Perché se il ciclo dei rifiuti non si chiude, a pagare saranno sempre i cittadini: con strade sporche, bollette più care e, soprattutto, un futuro ambientale compromesso.
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